“La psicologia positiva per vivere una vita felice”

di Alessandra Stifanelli
psicologia positiva

Spesso ci focalizziamo su noi stessi solo quando proviamo malessere e disagio. Raramente pensiamo a come possiamo vivere una vita più felice. La psicologia positiva si occupa di capire la felicità e ci permette di aumentare la soddisfazione nei confronti della vita.

Una disciplina ancora poco utilizzata e valorizzata nel ambito delle scienze umanistiche, che invece potrebbe essere molto d’aiuto alle persone per vivere bene, è quella della psicologia positiva.

Questa è la Scienza che si occupa “di rendere la vita degna di essere vissuta”. Per farlo, enfatizza i punti di forza dell’individuo (invece delle debolezze) e identifica le aree della vita da nutrire per vivere bene.

La psicologia positiva nasce da un interrogativo: gli psicologi si sono sempre occupati della sofferenza, perché non considerare anche le persone che vivono bene, vedendo come possono migliorare e stare meglio? Come può, una persona, essere più felice?

Salute, malattia o benessere?

Le scienze, infatti, sono da sempre state dominate da un modello di malattia. Questo ha portato a considerare la salute esclusivamente come la cura del disagio. Tale concezione è lontana da quella che lavora sull’insorgere del disturbo aumentando i fattori che promuovono il benessere (prevenzione).

Nel 1998, però, l’Organizzazione Mondiale della Sanità propone una concezione di salute diversa. La definisce come: “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente assenza di malattie o infermità”.

In questa definizione, si inizia per la prima volta ad associare il concetto di benessere (non solo quello di malattia) a quello di salute.

Per perseguire uno stato di salute è importante impegnarsi attivamente a migliorare la propria vita (in tutti i suoi diversi aspetti).

La psicologia positiva si inserisce a pieno titolo in questo approccio permettendo alle persone di sviluppare le proprie risorse e i propri punti di forza e, così, vivere una vita proiettata alla crescita, all’evoluzione e al benessere.

Come nasce la psicologia positiva

Le motivazioni principali che hanno portato alla nascita di questo filone a partire dalla psicologia classica (come il fondatore, Seligman, riferisce), sono 3:

  1. Occuparsi allo stesso modo delle potenzialità umane come delle debolezze;
  2. Preoccuparsi di rendere le vite normali più soddisfacenti nutrendo il talento e il “genio” delle persone;
  3. Impegnarsi a “sostenere le cose migliori” della vita oltre che a riparare i danni.

In poche parole, la psicologia dovrebbe, secondo Seligman, “rendere le persone infelici meno infelici e le persone felici più felici”. Ricordare alle persone che sono in grado di creare quello che vogliono e che possono sognare (come spiego in questo articolo). Ma entriamo nello specifico.

Come si può vivere una vita felice? Le diverse tipologie di vita

Per comprendere come vivere una vita felice Seligman si muove in due modi:

1 – analizza le varie teorie esistenti sulla felicità partendo dai filosofi Greci e dalle religioni (da sempre si cerca di capire cosa sia la felicità);

2 – osserva e analizza le diverse aree di vita che (se incrementate) possono rendere le persone felici e soddisfatte.

Da questa analisi sono risultate 3 diverse tipologie di vita (e quindi di felicità) sperimentabili dall’uomo:

La vita edonica basata sul piacere

In questa vita si sperimentano quante più emozioni e sensazioni gradevoli possibili (a livello emotivo e sensoriale) cercando di aumentarle ed estenderle nel tempo. Gli inconvenienti di questa tipologia di vita sono che:

-la capacità di provare emozioni piacevoli è ereditaria al 50% (e non modificabile);

-alle emozioni positive si fa l’abitudine molto rapidamente.

Per questa motivazione non ci si può basare unicamente sul piacere perché questo tipo di felicità durerebbe poco!

Una soluzione a ciò è la seconda tipologia di vita felice individuata da Seligman

La vita impegnata, vissuta per cose importanti per noi

L’essere umano ha bisogno di sentirsi utile, coinvolto e impegnato in qualcosa; ci possono essere diversi tipi di impegno (nel lavoro, nella famiglia, con i figli, nei rapporti di amore, negli hobby, nel tempo libero). L’aspetto comune è che, quando ci dedichiamo a queste attività, il tempo si ferma e sembra non passare, siamo totalmente presi da ciò che stiamo facendo.

Ciò, a differenza della precedente tipologia di vita felice (quella centrata sul piacere), ci può donare gratificazione.

La gratificazione dura di più rispetto al piacere in quanto richiede un’attività di pensiero che non procura facilmente assuefazione.

Ultima, non per importanza, la vita eudaimonica

La vita vissuta alla ricerca di un significato. In questa tipologia di vita le persone conoscono le proprie capacità e i propri punti di forza e li utilizzano mettendoli a servizio di qualcosa di più importante di sé stessi: il bene comune. Le attività che si portano avanti, infatti, sono rivolte ad un scopo superiore e hanno dei propositi significativi e di valore, si percepisce di star perseguendo la propria missione e dando il proprio contributo alla terra.

Come aumentare le nostre possibilità di vivere una vita felice: la vita edonica

Vediamo alcune modalità per aumentare in noi la felicità delle diverse tipologie di vita. Ad esempio, se volessimo ampliare la nostra capacita di vivere una vita edonica, potremmo utilizzare tre semplici (e buone) pratiche:

  1. Esercitarsi a notare: il piacere delle piccole cose! Lo possiamo fare prestando attenzione, guardando e valorizzando tutto quello che ci circonda; praticando la gratitudine e gustando i piccoli piaceri della vita quotidiana senza dare per scontato niente (come per esempio una buona cena, un tramonto, un libro, una relazione). In questo articolo do qualche idea su come poterlo fare.
  2. “Make a Beautiful Day”: esercitarsi nel creare la giornata perfetta. Lo si può fare programmando al interno di una giornata (o di mezza giornata) tutte le attività che più amiamo, costruendo (per noi e per gli altri) dei momenti piacevoli. Questo, ovviamente, lo possiamo fare sulla base delle attività importanti per noi e dei nostri valori (se ci piace apprendere e siamo curiosi potremmo leggere un libro o fare un viaggio culturale, se amiamo essere in relazione potremmo programmare una serata speciale con il nostro partner o con i nostri amici)
  3. Stabilire un “intervallo di tempo ottimale”. Un intervallo di tempo in cui possiamo staccarci da un oggetto o da una situazione che ci dà piacere, per poi riavvicinarci nuovamente (e magari diversamente) al piacere in questione. In questo modo possiamo allenarci a non cadere nel assuefazione da emozioni positive e possiamo creare, al opposto, il desiderio verso ciò che abbiamo.

La vita impegnata

Per aumentare la dimensione della vita impegnata, invece, dobbiamo intraprendere attività in cui la nostra capacità è all’altezza della situazione e dove entriamo in contatto con le nostre potenzialità. Per esempio, alcune attività in cui possiamo sperimentare l’impegno sono: cucinare, leggere un libro, fare un’escursione, ballare, praticare il nostro sport preferito, scrivere, fare una conversazione interessante. Bisogna trovare ciò in cui riusciamo, che siamo abili a fare e che ci piace fare e farlo più spesso possibile.

La vita eudaimonica

Infine, per aumentare l’eudaimonia è importante, innanzitutto, conoscersi; si può, quindi, intraprendere un viaggio di scoperta delle proprie passioni e potenzialità trovando il nostro scopo più grande. A questo proposito, possiamo prendere carta e penna e domandarci: cosa mi piace fare? In cosa sono bravo? Cosa mi piaceva fare da piccolo? Quali sono le mie caratteristiche? Se potessi scegliere la mia missione su questa terra, quale sceglierei? E poi iniziare a immaginare (o anche cercare tramite internet) tutte le attività correlate a quelle aree, in cui poter iniziarsi a sperimentare (non necessariamente deve essere o diventare la nostra professione).

In conclusione

Negli studi che sono stati effettuati per giungere alla teorizzazione di questo modello, gli autori hanno chiesto a migliaia di persone fino a che punto queste tre tipologie di vita davano loro soddisfazione e quali erano più contenti di vivere.

I risultati sono che, la ricerca del piacere non dà una grande soddisfazione, contrariamente alla ricerca del significato (della vita eudaimonica) che è la dimensione più importante, affiancata dalla vita dell’impegno. La somma di tutte e tre, tuttavia, è migliore delle singole parti; se si sperimentano tutte le tipologie di felicità si vive bene, se non se ne sperimenta nessuna la vita si percepisce come vuota.

Essere in salute è una dimensione più ampio del semplice non avere malattie. Significa realizzarsi, sviluppare le diverse aree di interesse e piacere che riguardano la nostra vita e fiorire realizzando le nostre potenzialità. Solo così possiamo realmente vivere una vita felice, soddisfatta, piena e realizzata.

La psicologia positiva ci può aiutare a ricordare che, non dobbiamo curarci di noi solo quando stiamo male, ma che è fondamentale un lavoro costante per poterci sempre migliorare incrementando i diversi settori della vita che ci possono donare serenità e felicità.